Chakra

Letteralmente significa "ruota" ma anche in senso figurato si riferisce a un fiore di loto aperto, la parola "chakra" (sanscrito, chakra) proviene dall'India. Nel contesto della meditazione e delle relative pratiche spirituali, è stato utilizzato in testi relativamente esoterici fin dal XV secolo d.C. circa (sebbene idee simili compaiano nei testi già nel IV secolo a.C.) per riferirsi a un numero di centri energetici nel sottile corpo lungo la colonna vertebrale e associato a vari stati di coscienza, colori, divinità, forme geometriche e suoni. L'idea di tali centri energetici appare anche in varie tradizioni nelle culture asiatiche oltre l'India, e il termine è ora entrato nel vocabolario del discorso psicologico, medico e spirituale americano influenzato dal pensiero asiatico tradizionale.

L'idea classica dei chakra è associata alla nozione che il corpo fisico è infuso da un'energia interiore sottile ma potente che si dice sia della natura della coscienza divina. (Alcune teorie terapeutiche contemporanee associano i chakra a varie aure esterne, ma queste non sono menzionate nei testi tradizionali indiani.) Questa energia cosciente è conosciuta nelle lingue indiane con vari termini, il più comune è shakti (sanscrito, Magia, "potere effettivo") o kundalini (sanscrito, kundalini, "arrotolato"), quest'ultimo perché si dice che riposi dormiente nella parte inferiore della colonna vertebrale, come un serpente addormentato. In cinese questa energia è conosciuta come chi (pinyin qi, "forza vitale").

Attraverso la pratica della meditazione e dello Yoga e, secondo alcune tradizioni classiche, la grazia compassionevole di Dio data attraverso la guida di un maestro spirituale, si dice che questa coscienza dormiente si "risvegli" e si muova lungo la spina dorsale lungo un canale sottile conosciuto nei testi indiani come il susumna nadī ("grazioso flusso"). Mentre lo fa, questa energia apre i vari chakra, che a volte sono descritti come bellissimi fiori di loto che aprono i loro petali quando nutriti dal potere della coscienza ascendente.

Il numero e la posizione dei chakra variano in qualche modo a seconda dei diversi testi, ma le tradizioni più rilevanti riconoscono almeno sei di tali centri di coscienza all'interno del corpo sottile oltre a un settimo, che si dice esista sopra la testa. Secondo il XVI secolo Sat Chakra Niru¯pana (Indagine sui sei chakra), i sei chakra del corpo sottile risiedono alla base della colonna vertebrale, nella regione riproduttiva, nell'area dell'ombelico, nel cuore e nella gola e tra le sopracciglia. Questi sono conosciuti rispettivamente come muladhara, svadhisthana, manipura, anahata, visuddha e ajña chakra. Sopra la testa si dispiega lo splendido sahasrara chakra, il "loto dai mille petali" della coscienza universale.

Si dice che i pensieri e le motivazioni centrati nella regione del muladhara chakra siano guidati da bruti desideri animali e incorniciati da sentimenti di insicurezza. Quando viene risvegliato dalla shakti, tuttavia, questo chakra rappresenta la fonte della creatività e del cambiamento, senza i quali non ci può essere trasformazione. Atteggiamenti e motivazioni a livello dello svadhisthana chakra accendono i sentimenti sessuali e sono associati a qualità come finzione, sospetto, disprezzo, delusione, falsa comprensione e meschino egocentrismo. Quando vengono purificati dalla shakti, si dice che questi attributi siano trasformati in fiducia, preoccupazione, purezza dell'intenzione, genuina comprensione e caldo affetto. I pensieri e le emozioni che sorgono nel manipura chakra sono basati sulla competizione, il tradimento, la vergogna, la gelosia, l'inerzia, la tristezza, l'ignoranza e la paura. Tuttavia, la shakti trasforma la preoccupazione per la vergogna in un'enfasi sull'onore, l'inganno in autenticità e lealtà, la tristezza in gioia e così via.

Gli atteggiamenti e le motivazioni non risvegliati nei tre chakra inferiori tendono ad essere negativi, egocentrici e finiti. L'ingresso in modalità di coscienza più espansive, persino universali, avviene quando la shakti ascende all'anahata chakra a livello del cuore. Si dice che sia la casa della compassione e il luogo in cui la consapevolezza si immerge nell'amore fondamentale che sostiene l'universo. Il visuddha chakra, alla gola, si occupa della capacità di ascoltare in modo acuto, sia degli insegnamenti sacri che delle voci di coloro che hanno bisogno di aiuto, e dell'abilità di esprimersi in un modo che porta comprensione agli altri. Entrando nell'ajñā chakra, tra le sopracciglia, la shakti emerge nella coscienza trascendentale libera dal tempo e dallo spazio. Il sahasrara chakra, sopra la testa, è raffigurato come un fiore di loto completamente sbocciato dal quale scendono flussi dorati di nettare e si dice che sia il regno della coscienza divina infinita in cui tutte le modalità di consapevolezza hanno la loro fonte e verso cui tutte sono tirato.