Asvagho?

Asvaghoṣa (circa 100 d.C.) era un poeta e drammaturgo sanscrito. Come nel caso di quasi tutti gli scrittori dell’antica India, leggende e aneddoti di fantasia prendono il posto dei fatti biografici, ma l’associazione di Aśvaghoṣa con il re Kushan Kaniṣka è almeno cronologicamente possibile.

Asvaghoṣa è l’autore di due lunghi poemi, tra i primi esistenti in sanscrito: Buddhacarita (Atti del Buddha) e Saundarananda, sulla conversione del fratellastro del Buddha Nanda. Meno della metà dei ventotto canti del Buddhacarita sopravvive completamente nel sanscrito originale, portando la storia solo fino all’illuminazione del Buddha, ma le traduzioni tibetane e cinesi preservano l’intera opera. Sopravvivono solo frammenti dell’opera in nove atti di Asvaghoṣa, Śāriputraprakaraṅa (La materia [o Dramma] di Śāriputra) sulla conversione di ŚĀriputra e MahĀmaudgalyĀyana, che in seguito divennero due dei principali discepoli del Buddha. Delle altre opere attribuite ad Asvaghoṣa, è probabile che solo i frammenti di un altro dramma siano suoi.

La profonda conoscenza della tradizione brahmanica mostrata nei suoi scritti supporta la tradizione cinese secondo cui è nato brahman e solo successivamente si è convertito al buddismo. La conversione è il tema principale di due delle sue opere e figura in primo piano anche nella terza. Il suo scopo dichiarato per iscritto era quello di conquistare i convertiti all’insegnamento del Buddha grazie al fascino della sua arte e all’intensità della sua convinzione. La fama di Asvaghoṣa come scrittore e la leggenda della sua vita contribuirono alla sua fama nell’Asia orientale e portarono a erroneamente attribuirgli una serie di opere, come il Risveglio della fede (Dasheng qixin lun).