Archisynagogos

Archisynagogos (isρχισυνάγωγος; ebr. rosh ha-keneset), titolo usato in epoca classica con riferimento al capo della sinagoga, che serviva come capo della comunità ebraica. Il archisynagogos è noto da iscrizioni ebraiche nel periodo dell’Impero Romano e da altre fonti (Yoma 7: 1; Marco 5:22 et al.). Le sue funzioni erano varie e includevano l’organizzazione del servizio nella sinagoga e di tutto ciò che riguardava la sua amministrazione fisica, nonché la supervisione degli affari generali della comunità. Il archisynagogos era tenuto in grande considerazione ed era considerato un grande onore sposare una delle sue figlie (Pes. 49b; cfr. Git. 60a). Per un certo tempo era consuetudine ai pasti di consolazione dei dolenti bere un calice di vino in onore del archisynagogos, ma questo fu successivamente abolito (tj, Ber. 3: 1, 6a; cfr. Sem. 14, fine). Archisynagogoi sono conosciuti in molti luoghi: Ereẓ Israele, Siria, Asia Minore e Roma (vedi Juster, Juifs, 1 (1914), 450). Fuori Ereẓ Israel il archisynagogos ha raccolto fondi di beneficenza e donazioni per gli ebrei in Terra Santa. Il modo in cui il archisynagogos è stato scelto non è noto. Il titolo archisynagogos appare anche come titolo onorifico, applicato anche a donne e bambini. Una legge romana del 331 d.C. esentava il archisynagogos dalla servitù fisica (allo stato, ufficio aziendale; Codex Theodosianus 16: 8: 4), e un’altra legge, del 397, li esentò da diverse tasse statali e concesse loro una posizione giuridica equivalente a quella dei sacerdoti cristiani (Codex Theodosianus 16: 8: 13). Durante questo periodo il archisynagogos era soggetto a *nasi, che potrebbe rimuoverlo dall’incarico e nominarne un altro al suo posto (Epifanio, Panarion, haer. 30:11). Secondo Finkelstein, tuttavia, il rosh ha-keneset menzionato nella Mishnah (Sot. 7: 7; Yoma 7: 1) si riferisce solo al capo di una congregazione farisaica e non al archisynagogos menzionato sopra.

bibliografia:

S. Krauss, Antichità sinagogali (1922), 114-21; GF Moore, Giudaismo, 1 (1946), 289; 3 (1948), 94 (include bibliografia); L. Finkelstein, Ha-Perushim ve-Anshei Keneset ha-Gedolah (1950), 31 ss .; B. Lifshitz, Donatori e fondatori nelle sinagoghe ebraiche (1967), indice.

[Uriel Rappaport]