Akhlaq

Akhlaq, la forma plurale di khuluq, si riferisce alla disposizione o al carattere innato e, per estensione nel pensiero musulmano, all’etica. Nel Corano il termine è usato per riferirsi al carattere etico esemplare del profeta Muhammad (68: 4). Il Corano sottolinea anche l’importanza dell’azione eticamente guidata come base per una vita musulmana impegnata. L’etica coranica enfatizza in particolare la dignità dell’essere umano, la responsabilità, la giustizia, la cura e la compassione, la gestione della società e dell’ambiente e l’obbligo alla vita e ai valori familiari. La fede e l’etica sono quindi intrecciate nel Corano e ulteriormente legate al Profeta come un esempio morale.

Nell’elaborare e sviluppare ulteriormente il pensiero etico, i musulmani, nel corso della storia, hanno sviluppato un insieme diversificato di espressioni: filosofiche, teologiche, legali e letterarie. Queste espressioni sono state inquadrate in un contesto di vigoroso dibattito intellettuale e in interazione con i retaggi di molte antiche tradizioni, comprese le opere attribuite ad Aristotele e Platone e il pensiero iraniano, indiano, ebraico e cristiano.

La tradizione filosofica musulmana dell’etica ha sviluppato una struttura intellettuale per un’azione morale fondata razionalmente. Alcuni dei pensatori chiave che hanno contribuito a questo sono stati al-Farabi (m. 950), Ibn Miskawayh (m. 1030), Ibn Sina (m. 1037) e Nasir al-Din Tusi (m. 1273/74). Le loro opere a loro volta influenzarono altre figure importanti, tra cui lo studioso sunnita al-Ghazali (morto nel 1111), che non sempre era d’accordo con loro. La tradizione filosofica, in comune con altri primi gruppi come i Mu˓tazila e gli Sciiti, enfatizzava la ragione e la logica nel sostenere un quadro etico universale. L’azione etica dal loro punto di vista non si opponeva a un’etica fondata sulla religione, piuttosto cercava di accrescere il loro significato e apprezzamento mediante il ragionamento filosofico e teneva conto delle virtù personali e sociali, oltre che politiche. Il classico di Al-Farabi al-Madinah al-Fadilah (La città eccellente) esplora gli ideali di una comunità politica che produce il massimo bene per tutti i suoi cittadini.

La tradizione giuridica musulmana ha anche sviluppato un quadro per guidare il comportamento individuale e sociale. Nella legge musulmana (shari˓a) i giuristi hanno classificato gli atti in base al loro valore morale, che va da obbligatorio, meritorio, indifferente, disapprovato e proibito. Tutte le azioni ricadevano così in queste categorie definite normativamente e giuridicamente e fornivano prescrizioni religiosamente definite che potevano essere emanate a livello personale e sociale ai seguaci da studiosi formati in giurisprudenza e scienze religiose.

L’etica fondata sulla mistica, come sviluppata nella tradizione sufi, sottolineava la necessità di un orientamento e di una consapevolezza interiori per guidare l’azione umana, portando a una maggiore intimità, conoscenza ed esperienza personale del divino. Gli atti etici erano collegati allo sviluppo spirituale e gli insegnanti sufi scrissero manuali, guide e opere letterarie per illustrare la via –tariqa—Che rappresentava, a loro avviso, la dimensione interiore degli atti esteriori.

Nel periodo moderno, poiché i musulmani sono entrati in maggiore contatto gli uni con gli altri e con il resto del mondo, la loro eredità etica, pur continuando ad essere influenti nelle sue forme tradizionali, è anche sfidata ad affrontare questioni emergenti, mutevoli bisogni, e transizione sociale. Gli studiosi musulmani stanno discutendo e formulando risposte a una varietà di questioni, tra cui prominenti sono le basi etiche del governo politico, sociale e legale; l’etica di un giusto ordine economico; vita familiare; guerra e Pace; etica biomedica; diritti umani e libertà; l’etica della vita; e la questione più ampia sollevata dalla globalizzazione, dal degrado dell’ambiente e dagli usi e abusi della tecnologia.