Abnegazione

Nell’uso comune cristiano, la privazione di sé di certi piaceri e soddisfazioni quando la privazione è intrapresa allo scopo di autodisciplina, mortificazione o condivisione più intimamente nella croce di Cristo. Nella sua fondazione nel Nuovo Testamento, tuttavia, il termine sembra avere un significato più profondo. Gesù ha detto: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso …” (Mt 16.24). Questa non è semplicemente una negazione di qualche gratificazione a se stessi, ma negare of se stessi. È, in un certo senso, un rifiuto di riconoscere il proprio sé personale, e un uomo che nega se stesso in questo modo dice in effetti: “Non conosco me stesso”. Lo stesso verbo greco ἀπαρνέομαι, è usato qui che è impiegato in relazione alla negazione di Cristo da parte di Pietro, quando disse che non Lo conosceva. Rinunciare a se stessi in questo senso significa rinunciare, in un certo senso, alla propria personalità e svuotarsi completamente per vivere nella maniera altruista di Cristo. Questo senso del termine include il rifiuto di gratificare le proprie inclinazioni in certi momenti e in certe materie, ma va oltre per includere l’altruismo totale verso il quale dovrebbero tendere particolari esercizi di abnegazione.

L’abnegazione è necessaria a causa degli effetti del peccato originale. A causa della sua eredità da Adamo (Ef4.21-24), l’uomo è fin dalla nascita incline al male, incline all’errore, attratto da piaceri irragionevoli. Questi effetti del peccato originale rimangono nei battezzati e l’abnegazione aiuta ad annullarli e rende l’anima più disposta all’azione di Dio. Obbedire ai comandamenti richiede in qualche misura questa negazione di sé, e un uomo senza tale potere non può fare nemmeno ciò che è necessario per la salvezza.

Molti esempi della pratica dell’abnegazione si trovano nella vita dei santi, e in alcuni casi l’abnegazione è stata portata all’estremo perché il loro amore per Dio era tale che non si accontentavano delle mezze misure. In alcuni casi questi estremi potrebbero essere stati esagerati da pii agiografi, che a volte enfatizzavano lo straordinario così fortemente che non può essere visto nella giusta prospettiva. Inoltre, non tutti gli estremi anche nella vita dei santi sono difendibili, e alcuni dei santi stessi hanno riconosciuto di essere stati imprudenti, come, ad esempio, San Francesco d’Assisi, che ha dichiarato verso la fine della sua vita che egli era stato un po ‘troppo duro con il fratello Ass. In ogni caso, la maggior parte delle autorità sulla vita spirituale mette in guardia contro l’adozione di misure straordinarie di abnegazione o mortificazione senza l’approvazione di un confessore o direttore prudente.

Tutti i moralisti insegnano che per tutti i cristiani è richiesta una certa abnegazione e che una maggiore abnegazione è necessaria per una vita di straordinaria santità. L’insegnamento di Molinos, che sconsigliava l’abnegazione, fu condannato, così come gli insegnamenti dei giansenisti, che ne enfatizzarono troppo l’importanza.

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[p. mulhern]