Predicatore, scrittore, filosofo, pubblicista; b. Palermo, Sicilia, 8 dicembre 1792; d. Versailles, Francia, 2 agosto 1861. Dopo aver completato gli studi classici sotto i gesuiti, era un membro di quell’ordine (1809-17), e poi si unì
i teatini (1818). La sua attività letteraria inizia a Napoli con la pubblicazione del periodico Enciclopedia ecclesiastica e morale (5 v. 1821–23), che spesso parlava del progresso della Chiesa negli Stati Uniti e pubblicava corrispondenza inedita di missionari in Louisiana. Ha agito come censore della stampa e membro del comitato per l’istruzione pubblica. Ventura ha guadagnato fama come predicatore, in particolare per i suoi elogi funebri, in particolare quello per Pio VII. Come discepolo del tradizionalismo, ha tradotto e pubblicato le opere dei tradizionalisti francesi. Ventura era il principale seguace italiano di Hugues Félicité de lamennais, con il quale corrispondeva.
Trasferito a Roma nel 1824 come procuratore generale dei Teatini, contribuì al Giornale ecclesiastico, ed è stato nominato da Leone XII professore di diritto presso il Sapienza. Le sue lezioni che espongono le sue teorie teocratiche furono pubblicate in Commento pubblico sul diritto della Chiesa (1826). Ha tentato di dare al tradizionalismo una base tomista in Il metodo di filosofare (1828) e Schiarimenti sulla questione della certezza …Osservazioni sulle dottrine dei De Bonald, De Maistre, De La Mennais e Laurentie (1829).
Come superiore generale dei Teatini (1831-33) Ventura migliorò la disciplina dell’ordine e ne aumentò l’attività con l’aggiunta di numerosi membri. In questi anni stringe amicizia con Emmanuel d’Alzon, di cui guida gli studi. Ha protestato contro l’intemperanza di Il futuro, ma quando Lamennais e i suoi compagni “pellegrini della libertà” vennero a Roma, li salutò fraternamente. Per questo cadde in disgrazia con gregorio xvi e si ritirò a Modena, dove scrisse (agosto-novembre 1833), ma non pubblicò, Dello spirito della rivoluzione e dei mezzi per farla cessare. Riconciliato con il papa, tornò a Roma e divenne esaminatore del clero, censore, consultore della Congregazione dei Riti e collaboratore con Vincenzo Pallotti nell’istituzione dei servizi durante l’ottava dell’Epifania, che lo portò a pubblicare Le bellezze della fede (3 v. 1839–42). Il suo libro La madre di Dio madre degli uomini (1841) ha inaugurato la letteratura moderna sulla maternità spirituale di Maria. Tra il 1841 e il 1848 fu per quattro volte predicatore quaresimale nella basilica di San Pietro.
Come amico e consigliere di Pio IX (1846-78) all’inizio del pontificato, Ventura sostenne le riforme politico-sociali e le aspirazioni democratiche popolari di fronte ai governi assolutisti. Il suo motto era “Chiesa, popolo, libertà”. Il suo discorso pubblicato che commemora la morte di Daniel O’Connell (1847) ottenne applausi; ma un altro sui morti a Vienna fu messo all’Indice (30 maggio 1849). In una serie di scritti nel 1848 sostenne l’indipendenza e l’alleanza siciliana con gli Stati Uniti. In qualità di rappresentante diplomatico siciliano a Roma, ha riconosciuto come a de facto stato la Repubblica Romana, la cui inaugurazione nel 1848 ad opera del Mazzini costrinse l’esilio di Pio IX a Gaeta. Insieme a rosmini serbati, ha proposto che l’Italia sia unita come federazione di stati, con il papa come presidente. Prevedendo l’imminente caduta della Repubblica Romana, partì per la Francia per trascorrere il resto della sua vita, recandosi a Montpellier (1849) e poi a Parigi (1851). Presto divenne uno dei principali oratori da pulpito di Francia e predicò persino alle Tuileries prima di Napoleone III. L’elaborazione definitiva della sua filosofia, che esprimeva anche le sue speranze per la rinascita della Scolastica, apparve in Saggio sull’origine delle idee (1853) Tradizione e semi-pelagiani della filosofia (1856), e Filosofia cristiana (3 v. 1861). Il suo sistema era il tradizionalismo nella sua forma più mitigata. Irripetibile nella sua vita privata, morì dopo aver ricevuto la benedizione di Pio IX, e fu sepolto nella chiesa teatina di Sant’Andrea della Valle a Roma, dove il suo epitaffio recita: Parla ancora.
Bibliografia: Opere complete, 31 v. (Milano-Venezia 1852–63); anche in 11 v. (Napoli 1856-63); Opere postume e inedite, 3 v. (Venezia 1863). p. cultrera, Della vita e delle opere del P.G. Ventura (Palermo 1877). a. rastoul, P. Ventura (Parigi 1906). un. cristofoli, Il pensiero religioso del P. G. Ventura (Milan 1927). e. di carlo, “Gli opuscoli politici del P. V. nella rivoluzione del’ 48,” Regno di Collectanea Theatina 5 (1949): 134–137. f. andreu, “Il P. G. V.: Saggio biografico,” ibid. 17 (1961): 1–161. r. colapietra, “L’insegnamento del V. alla Sapienza”, ibid. 230–259. g. albino, “Contributo del P. V. al rinascita del tomismo nel secolo 19,” ibid. 260–268. Ulteriori studi su V., ibid., nel. 19 (1963); nel. 20 (1964), bibliografia completa. 148–210. p. sejournÉ, Dizionario di teologia cattolica, 15 v. (Parigi 1903–50) 15.2: 2635–39. j. maiali, Lessico di teologia e chiesa, ed. m. buchberger, 10 v. (Friburgo 1930–38) 10: 534–535.
[f. andreu]