Maslaha è un termine arabo che, nella legge e nell’etica sociale, significa “bene sociale o benessere comune”. Definiti giuristi e teologi medievali maslaha in contrasto con il suo contrario, mafsada, che significa “ciò che causa o costituisce un danno”. Secondo i testi storici e legali, è stato il secondo califfo, ˓Umar ibn al-Khattab (r. 634-644), ad applicare il principio di perseguire politiche pubbliche che contribuiscono al bene comune rispetto a quelle che non lo fanno, sebbene non usare il termine maslaha, come tale. La questione è sorta sul bottino preso dalle milizie musulmane durante la conquista dell’Iraq e oltre durante il suo regno: come dividere la terra catturata? In molti casi, beni materiali e proprietà presi in battaglia venivano distribuiti tra i guerrieri come pagamento per le loro azioni a favore dell’Islam. Il califfo ˓Umar ha stabilito che, nel caso della ricca terra alluvionale nel sud dell’Iraq tra i due fiumi Tigri ed Eufrate, la terra dovrebbe rimanere sotto il controllo dello stato, per fungere da fonte di reddito fiscale. Ciò consentirebbe una tassa fondiaria (kharaj) da riscuotere nei confronti dei proprietari, da utilizzare per il bene generale (˓umum alnaf˓) dei credenti musulmani.
Il teologo e giurista medievale, Abu Hamid al-Ghazali (morto nel 1111), sostenne che maslaha è l’intento principale di Shari˓a, la legge sacra dell’Islam. Lo scopo della legge è offrire guida e governo nella creazione di uno stato in cui il benessere religioso e materiale dei credenti musulmani sia mantenuto e preservato. Ghazali e altri teorici medievali sostenevano che, mentre il benessere generale dei musulmani rispetto ai bisogni e ai miglioramenti dovrebbe essere collegato al shari˓a attraverso un ragionamento giuridico, ciò che era ritenuto nel contesto necessario al benessere della comunità non richiedeva altra giustificazione per l’attuazione.
Anche il riformatore egiziano e teologo modernista del diciannovesimo secolo, Muhammad ˓Abduh (morto nel 1905), trovò un grande valore nella concezione legale di maslaha. Come Ghazali otto secoli prima, ˓Abduh era un pensatore seminale che diede una chiara articolazione alle correnti intellettuali della sua epoca. Nell’Egitto del diciannovesimo secolo e altrove, il pensiero giuridico occidentale e il dominio coloniale avevano un’enorme influenza sulle leggi e sui tribunali islamici, sfidando in effetti la loro autorità e rilevanza. ˓Abduh ha sostenuto che le richieste ai musulmani di trovare una guida religiosa nelle circostanze sociali in continua evoluzione della società moderna richiedevano la preferenza a quei significati che hanno contribuito al bene sociale comune dei musulmani anticipazione (comunità), seguendo così Ghazali e giuristi medievali ma per scopi modernisti.
Per ˓Abduh, maslaha prevaleva sulle fonti del diritto nei casi di necessaria riforma sociale. Lui e altri modernisti hanno preso il concetto di maslaha un ulteriore passo avanti usandolo come argomento contro tradizioni profetiche (hadith) e pratiche religiose difficili da giustificare nei tempi moderni. I critici islamisti dei modernisti hanno respinto l’idea di consentire qualsiasi principio diverso da quelli contenuti nel shari˓a prevalere sulle fonti della legge. Tuttavia, il principio di maslaha rimane di vitale interesse e discussione tra giuristi musulmani, teologi e teorici sociali nel pensiero islamico contemporaneo.