Cardinale italiano, leader dei sanfedisti; b. S. Lucido (Cosenza), 16 settembre 1744; d. Napoli, 13 dicembre 1827. Di nobili origini, fu presto posto sotto la tutela di Giovanni Braschi, futuro Papa Pio VI. Terminati gli studi presso il Collegio Clementino di Roma, è entrato al servizio della Curia Romana. Nel 1785 divenne tesoriere generale nella camera apostolica, dove la sua devozione alle riforme economiche e finanziarie necessarie negli stati della chiesa suscitò tanta ostilità da parte degli interessi aristocratici che si ritirò nel Regno di Napoli dopo essere stato nominato cardinale (1794) . Ricevette il diaconato nel 1795. Re Ferdinando IV lo nominò sovrintendente della sua utopica colonia di seta a San Leucio, vicino a Caserta. Dopo che la famiglia reale sfuggì all’esercito francese in avvicinamento fuggendo in Sicilia sulla nave da guerra britannica “Vanguard” dell’ammiraglio Nelson (dicembre 1798), Ruffo si unì alla corte di Palermo. Dopo aver proposto un piano per recuperare la Calabria e aver ricevuto l’autorizzazione reale a fungere da vicario del re, Ruffo tornò in terraferma (7 febbraio 1799), accompagnato da soli otto compagni e privo di fondi o armi. Il militante, audace prelato, dotato di talenti organizzativi, raccolse presto dalla popolazione civile un esercito considerevole, noto come i Sanfedisti. Ruffo suscitò grande entusiasmo per la sua comprensione dei calabresi e il suo desiderio di sollevarli dagli oppressivi fardelli feudali, ma non riuscì a frenare tutti gli eccessi delle sue truppe eterogenee. Alla testa del suo esercito si recò a Napoli, dove ottenne la capitolazione delle forze giacobine francesi e italiane della Repubblica Partenopea, dopo aver offerto loro condizioni miti, che Nelson e i Borboni restaurati in seguito ignorarono esigendo vendetta sanguinosa. Ruffo cadde quindi in disgrazia e lasciò Napoli per Roma (gennaio 1800). Durante l’epoca napoleonica tendeva a tollerare le politiche religiose dell’imperatore. Al suo ritorno a Roma nel 1814, Pio VII lo nominò a vari incarichi. Ruffo riacquistò il favore dei Borboni napoletani, e negli ultimi anni si ritirò a Napoli, che dedicò allo studio e alla scrittura di argomenti agricoli, economici e militari. Gli storici liberali hanno spesso reagito all’attività controrivoluzionaria di Ruffo interpretando il suo personaggio in tinte cupe.
Bibliografia: hc gutteridge, ed., Nelson e i giacobini napoletani: documenti… giugno 1799 (Londra 1903), biog. dati e valutazione in introd. ix-cxii. hm acton, I Borboni di Napoli (1734–1825) (New York 1958). n. rodolico, Enciclopedia Italiana di scienzi, littere ed arti 30: 221, con foto.
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