Pietro di bruys

Un prete itinerante a Daupiné e Linguadoca; d. 1126 (secondo Borst), o c. 1132–33 (secondo Manselli). La documentazione della carriera e delle idee di Pietro di Bruys è fornita da pietro il venerabile, che ha rivolto il suo trattato contro i petrobrusi ai vescovi di Embrun, Gap e Die, nonché all’arcivescovo di Arles. Peter fu anche condannato come un sovvertitore della Chiesa da abelardo e tanchelmo delle Fiandre. Per 20 anni Pietro ha diffuso il suo insegnamento nel sud della Francia, compresa la Guascogna, fino a quando è stato sequestrato e bruciato dai fedeli a Saint-Gilles in Linguadoca per profanazione della croce.

L’ideologia di Pietro è solo un esempio della varietà di fermentazione religiosa avvenuta in molte parti della Francia durante il primo terzo del XII secolo, ma mentre altri predicatori itineranti, come il Bl. Roberto di Arbrissel, san bernardo di tiron e vitalis di savigny, sollecitò la riforma lungo le linee apostoliche all’interno del tessuto ecclesiastico, Pietro passò dagli attacchi alla delinquenza clericale e alla mondanità ad aspre critiche alla gerarchia e ai sacramenti, dimostrando la differenza tra predicatori legittimi e straordinari e un semplice girovago. Ha respinto come impostori sia il clero regolare che quello secolare. Accettando solo i Vangeli, Pietro mise in dubbio altre parti della Bibbia. Ha rifiutato il Battesimo dei bambini e ha scontato la Messa e la transustanziazione, affermando che ogni individuo deve essere salvato dalla propria fede.

Pietro disapprovava tutte le cerimonie e le forme esteriori, anche l’erezione di chiese. Egli sosteneva che si può pregare in modo altrettanto efficace in una taverna o in chiesa, in una piazza del mercato o in un tempio, e si può entrare in comunione con Dio davanti a una stalla e davanti a un altare; che le croci vanno spezzate e bruciate perché, in quanto strumento della Passione, non sono degne di venerazione; e che i sacrifici, le preghiere, l’elemosina e le buone opere dei vivi non sono efficaci per i morti. Pietro rifiutava l’arte e gli inni ridicolizzati, poiché ciò che piace a Dio sono i pii sentimenti dell’anima, non gli sfoghi della voce umana o degli strumenti musicali. Alla morte di Pietro, i suoi seguaci si dispersero o si unirono al monaco eretico, Enrico di Losanna.

Bibliografia: Fonti. pietro il venerabile, Lettera petrobrusiana o trattamento contro gli eretici, la patrologia inglese, ed. jp migne (Parigi 1878–90) 189: 719–850. p. abelardo, Introduzione alla teologia 2: 4, Patrologia latina 178: 1056. Letteratura. sm deutsch, jj herzog e a. hauck, eds., Realencyklopadie per teologia protestante (Lipsia 1896-1913) 15: 219-221. f. rete, Dizionario di teologia cattolica, ed. un. vacante et al. (Parigi 1903–50) 2.1: 1151–56. r. manselli, Studi sulle eresie del secolo xii (Studi storici 5; Rome 1953) 25–43. e. vacandard, Vita di San Bernardo (4a ed. Parigi 1910). un. Seno, I Catari (Stoccarda 1953) 83-84.

[ew mcdonnell]