Pontificato: dal 7 maggio 1342 al 6 dicembre 1352; b. Pierre Roger, Corrèze, Francia, c. 1291; d. Avignone. Benedettino di chaise-dieu dal 1301, ha conseguito un dottorato in teologia prima di diventare abate di fÉcamp e Chaise-Dieu. Fu vescovo di Arras (1328), arcivescovo di Sens (1329) e di Rouen (1330) e cardinale sacerdote (1338). La sua cultura, eloquenza, modi amabili e abilità diplomatiche gli valsero il favore del re Filippo VI di Francia e di papa giovanni xxii. Dopo essere stato eletto successore di papa benedetto xii, fu incoronato il 19 maggio 1342 ad Avignone (vedi papato di avignone).
Durante il suo pontificato la Chiesa divenne marcatamente centralizzata. Nel 1344 decretò che tutte le chiese, dignità, uffici e benefici ecclesiastici fossero soggetti a provvedimento papale. I vescovi si sono opposti ma senza successo. Edoardo III d’Inghilterra si vendicò nel 1345 cogliendo tutti i benefici nel suo paese detenuti da stranieri. Filippo VI seguì il suo esempio nel 1347 e le rimostranze del papa portarono solo a un’eccezione per i cardinali, i curialisti e la famiglia ufficiale del papa. Al contrario, non c’erano quasi difficoltà in Aragona per il conferimento dei benefici. I conflitti con Pedro IV erano incentrati sul sequestro dei beni dei vescovi defunti e sull’esercizio della giurisdizione ecclesiastica. Ma nell’arena politica, il regno di Maiorca fu riunito alla corona nonostante le obiezioni di Clemente. Clemente si oppose agli spirituali francescani.
Nonostante la sua abilità diplomatica, Clemente non è mai riuscito a porre fine alle ostilità della Guerra dei Cent’anni. Allo stesso modo, in Italia ha avuto solo delusioni, ad esempio, la rivoluzione a Roma della cola di rienzi, il regicidio del marito di Giovanna I di Sicilia. All’interno dell’Impero, Clemente pose fine alla lunga disputa tra la Chiesa e l’imperatore Luigi IV di Baviera deponendolo e favorendo l’elezione di Carlo IV di Lussemburgo a imperatore (1347).
Clemente fu sepolto a Chaise-Dieu, dove rimane ancora la sua tomba. I nemici politici, in particolare il petrarca, denigrarono la sua memoria, rimproverandolo per lo sfarzo ostentato della sua corte, che era la corte più sofisticata dell’epoca. Le incriminazioni contro la sua condotta morale sono infondate.
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[g. mollat]