Un racconto ampiamente diffuso in epoca medievale riguardante un incontro tra muḤammad e un monaco o eremita cristiano di nome Bahira (aramaico al bar, “il prescelto”). La versione musulmana più comune della leggenda è inclusa nelle principali biografie di Muhammad di Ibn-Sa’d e Ibn-Isḥūq, confermata da Ibn-Hishām e Al-Ṭabari e considerata come un fatto dalla maggior parte dei successivi biografi musulmani di Muhammad. Secondo questa versione Muhammad, all’età di 12 anni, accompagnò suo zio Abū Ṭālib (alcuni racconti dicono Abū Bakr, suocero di Muhammad e primo califfo) in un viaggio in carovana in Siria. Quando la carovana era vicina o già nella città di Bosra, un monaco o eremita cristiano, notando quello che considerava un movimento miracoloso di una nuvola (o ramo) che la ombreggiava, invitò la carovana a cenare con lui. Tutti i resoconti concordano sul fatto che il monaco in quell’occasione predisse il destino profetico del giovane. Alcuni di loro affermano anche che Bahira aveva preconoscenza dell’avvento di Muhammad, Muh da alcuni “non adulterati” (tabdīl ) Scritture cristiane in suo possesso; alcuni menzionano uno scambio di domande e risposte tra Bahira e Muhammad; la maggior parte include l’ammonimento di Bahira ad Abū Ṭālib di preservare il ragazzo dalla malvagità degli ebrei e dalla violenza dei bizantini. Il nome del monaco, Bahira, manca nelle versioni più antiche della leggenda, ed è dato in altri come Sergius, Georgius, Nestor o Nicholas. Nella tradizione musulmana questa leggenda forniva all’Islam una predizione e una garanzia della missione del profeta e aveva un notevole valore polemico contro il cristianesimo.
D’altra parte nella sua forma cristiana, la leggenda di Bahira era considerata una conferma della falsità dell’affermazione profetica di Muhammad. Bahira è stato ritratto come un eretico rinnegato, il più delle volte un nestoriano, ma in alcuni casi un giacobita (Patrología greca 104: 1446) o un ariano (Patrología greca 108: 192; 130: 1333c), complice o addirittura istigatore di elementi della dottrina islamica e della produzione del qu’rĀn. Bahira è menzionata abbastanza presto nella letteratura storica e polemica bizantina con il nome di Sergio, e alla fine i due nomi furono congiunti in quella e in un’altra tradizione cristiana successiva. È menzionato da Teofane [ed. C. de Boor, 2 v. (Lipsia 1883-85) 333, 1209] con questo nome, ma in modo tale da identificarlo più o meno chiaramente con Waraqah ibn-Nawfal, cugino della moglie di Muhammad, Khadījah. Dopo il IX secolo il nome Bahira, con lievi variazioni di forma, era ben noto agli apologeti bizantini come Bartolomeo di Edessa (Patrología greca 104: 1429). La leggenda è inclusa anche nelle famose scuse arabo-cristiane di ‘Abd al-Masiḥ ibn-Isḥq al kindi. Ma la principale forma cristiana assunta dalla leggenda è quella del Apocalisse di Bahira, che, si concorda, combina elementi della precedente letteratura cristiana dello stesso genere con alcuni echi di tradizioni e dottrine specificamente musulmane. Nella forma cristiana della leggenda, generalmente, a Bahira si attribuisce il merito di aver fornito qualsiasi informazione autentica dalla Scrittura si possa trovare nel Corano. Un “monastero di Bahira” viene ancora mostrato come curiosità ai viaggiatori, a Bosra, in Siria.
Bibliografia: j. bignami-odier and g. levi della vida, “Une Version latine de l’Apocalypse syro-arabe de Serge-Bahira,” Miscele di archeologia e storia (Scuola francese di Roma 1950) 125. r. gottheil, “A Christian Bahira Legend”, Journal of Assyriology 13 (1898) 189–242; 14 (1899) 203-268. ibnishÂq, Sirat Rasul Allah (La vita di Muhammad ), tr. un. guillaume (Londra 1955). un. abel, Enciclopedia dell’Islam 2 1: 922–923.
[j. Kritzeck]