Il nome di (1) il monastero cenobitico, che giace ad un’altezza di 2,680 piedi nell’Appennino Tosco-Romagnese, comune di Poppi, provincia civile e diocesi di Arezzo, e (2) del monastero eremitico, due miglia più in alto (3,610 piedi) in mezzo a boschi. Entrambi i monasteri furono costruiti da San Romualdo, fondatore della congregazione camaldolese, su un terreno concesso dal conte Maldoli a Romualdo (1012-15), il nome Camaldoli essendo formato da Campus Maldoli . L’eremo, con la sua caratteristica separazione delle abitazioni dei monaci da piccoli appezzamenti di terreno coltivato, fungeva da modello per altre fondazioni eremitiche camaldolesi. Consacrata nel 1027, la sua chiesa in stile romanico fu
ricostruita quasi interamente nel 1220; l’attuale forma barocca risale al 1658. La biblioteca un tempo grande fu distrutta durante le soppressioni napoleoniche e italiane. Gli archivi sono oggi conservati pressoché intatti presso l’Archivio di Stato di Firenze. I monaci continuano a condurre una vita rigorosa di preghiera quasi continua e penitenza rigorosa e osservano il completo silenzio. Il monastero vero e proprio fu, come l’eremo, costruito da San Romualdo c. 1015. In origine era un ospizio e una pensione. Affinché i monaci eremiti potessero dedicarsi interamente alla vita contemplativa, fu successivamente organizzato in un monastero cenobitico. Oggi è costituito da una chiesa cinquecentesca con opere del Vasari, un chiostro con gli alloggi dei monaci e una sezione riservata ai ritiri laicali. C’è una tipografia, una farmacia e dal 16 un laboratorio per il restauro di libri e incunaboli.
Bibliografia: gb mittarelli e a. costadoni, Annali camaldulensi, 9 v. (Venezia 1755–73). pf kehr, Cacciato dai Romani Pontefici, (Berlino 1906–35) 3: 171–185. lh cottineau, Elenco topografico di abbazie e priorati (Mâcon 1935–39) 1:567–569. a. giabbani, L’eremo (Brescia 1945).
[s. olivieri]