Il monogenismo assume la posizione che l’intera razza umana discenda da una singola coppia o da un singolo individuo. Almeno fino alla metà del diciannovesimo secolo, il monogenismo era considerato anche come comportante la creazione immediata del primo uomo o coppia mediante uno speciale atto divino. Data la preponderante evidenza dell’evoluzione biologica, il monogenismo non è più inteso in questo modo. Ma se la prima coppia biologica può essere sorta attraverso un processo evolutivo, resta l’insegnamento della Chiesa che l’anima di ogni essere umano è creata direttamente da Dio (Papa Giovanni Paolo II 1997).
La posizione contraria al monogenismo è nota come poligenismo, di cui esistono due tipi. Secondo il primo (chiamato poligenismo monofiletico), poiché l’evoluzione procede sempre all’interno di un gruppo di incroci, l’umanità sarebbe apparsa per la prima volta tra un certo numero di individui, la cui progenie si diffuse gradualmente in tutto il mondo attraverso l’emigrazione. Quindi, si parlerebbe di una prima comunità piuttosto che di una prima coppia o uomo. Il secondo tipo (chiamato poligenismo polifiletico) ipotizza che la specie umana sia sorta attraverso linee evolutive separate in un numero di luoghi diversi in tempi diversi, con le diverse linee convergenti per formare la nostra popolazione attuale. Gli scienziati non hanno raggiunto un consenso su quale delle due versioni del poligenismo – il monofiletico o il polifiletico – sia più probabile che sia vero (Harpending 1994).
Il monogenismo fu ipotizzato dal Concilio di Trento nel suo insegnamento sul peccato originale (ds 1511–1514). L’affermazione più esplicita sul monogenismo arrivò nel 1950 nella lettera enciclica di Papa Pio XII la razza umana. Riferendosi a Rom. 5.12 e l’insegnamento di Trento, Pio sosteneva che “i fedeli di Cristo non possono abbracciare” nessuna delle due forme di poligenismo, poiché “non è in alcun modo evidente come tale opinione possa essere riconciliata” con l’insegnamento scritturale e magistrale sul peccato originale, vale a dire che questo peccato è stato “effettivamente commesso da un individuo Adamo” e “di generazione è trasmesso a tutti ed è in ognuno come suo” (DS 3897).
Alla luce della dichiarazione di Papa Pio, molti teologi (incluso K. rahner nel 1954) sostenevano che il monogenismo è così strettamente implicito nell’insegnamento sul peccato originale che deve essere considerato un certo, se non infallibile, principio della fede. Ma le conclusioni tratte dalla scienza, che contraddicono apertamente il monogenismo, sono state trovate sempre più convincenti dai teologi, incluso Rahner, che ha ribaltato il suo sostegno iniziale alla posizione nel 1967. La situazione attuale rappresenta un dilemma per i teologi. Da un lato, anche se da allora non è stato affrontato formalmente dal magistero La razza umana, il monogenismo continua ad essere accettato come premessa fondamentale nell’insegnamento della Chiesa, come mostrato dalle sezioni pertinenti del Il Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 374–379, 390, 399–407). D’altra parte, negare l’origine poligenistica della specie umana pone il teologo in chiara opposizione con la scienza ed evoca l’immagine di una fede oscurantista che combatte la verità della ragione. Eppure può benissimo dimostrare che la scienza, nella sua spinta diretta alla conoscenza empirica, ha solo costretto la teologia a una riflessione più profonda sulla propria affermazione centrale che Cristo è al centro di tutto (Col. 1.16).
È evidente che il magistero ha insistito sul monogenismo per difendere l’insegnamento sul peccato originale, secondo il quale, come dichiarava Trento, tutta l’umanità appartiene ad un unico ordine che era intrinsecamente “cambiato in peggio”, fisicamente e spiritualmente , in virtù di una decisione umana presa all’inizio di questo ordine (DS 1511–1513). Da qui la sentenza di Pio XII in La razza umana che i fedeli non sono liberi di accettare il poligenismo, poiché sembra del tutto impossibile parlare di un atto umano che abbia il tipo di effetto che Trento assegnò al primo peccato se l’ordine umano emerse gradualmente e in modo plurale da un ordine non umano antecedente. Se la scienza ha ragione sui meccanismi che hanno dato origine alla specie biologica Homo sapiens, e la tradizione ha ragione sulla natura dell’ordine umano, sembrerebbe che i teologi debbano continuare a riflettere sui dati alla ricerca di altri modi per difendere il problema. Un’alternativa è considerare la possibilità che le radici di questo ordine trascendano, anzi precedano, la sua attuale condizione empirica. Nella sua opera intitolata Un’antropologia teologica (1963), il teologo svizzero Hans Urs von balthasar ha considerato proprio questa possibilità. Potrebbe essere necessario, ha scritto, dire che la decisione primaria che ha plasmato la libertà umana sta “al di sopra dell’intero dispiegarsi temporale del processo cosmogonico materiale. In particolare, esiste al di sopra dello sviluppo biologico dell’uomo, che sarebbe quindi già soggetto e in fondo alla legge della generazione e della morte e di conseguenza alla “vanità” (90). Se Balthasar ha ragione, allora la futura indagine teologica deve essere preparata a considerare la questione del monogenismo o della costituzione dell’ordine umano, come la questione del primo peccato, come riferendosi a uno stato di cose che è sia fondamentale che alla base del presente sequenza di fenomeni biologici descritta dalla scienza.
Bibliografia: giovanni paolo ii, “Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze”, Il Papa parla 42 (1997) 118-121. h. harpending, “Gene Frequencies, DNA Sequences, and Human Origins”, Prospettive in Biologia e Medicina 37, n. 3 (primavera 1994) 384–394. K. rahner, “Theological Reflexions on Monogenism”, Ricerche teologiche, vol. 1 (Londra 1961; New York 1974), 229-296; “Evoluzione e peccato originale”, Concilium 26 (1967) 61-73; “Monogenismo”, comunità mondiale 4: 105-107; “Peccato originale e monogenismo” in kh weger, Teologia del peccato originale (Friburgo 1970). hu da balthasar, Un’antropologia teologica (New York 1967). jd korsmeyer, Evoluzione ed Eden: bilanciamento del peccato originale e della scienza contemporanea (New York 1998). z. alzeghy, “Sviluppo nella formulazione dottrinale della Chiesa riguardante la teoria dell’evoluzione”, Concilium 26 (1967) 25-33.
[ka mcmahon]