Una divisione della grazia interna effettiva, la grazia sufficiente è usata in due sensi: (1) grazia che dà sufficiente capacità per compiere un atto salutare, prescindendo dal risultato (grazia efficace con l’efficacia del potere) – la grazia è sempre sufficiente in questo senso oppure non sarebbe grazia; (2) grazia puramente sufficiente, che non ottiene un atto buono e libero, ma dà potere sufficiente per produrne uno: la grazia inefficace nella produzione di un atto buono e libero.
Nel primo senso. Il conferimento di una grazia sufficiente in questo senso a tutti gli esseri umani per i loro vari bisogni è un corollario della dottrina di una sincera volontà salvifica universale.
Qui si deve distinguere tra grazia prossima e lontanamente sufficiente per un atto buono. La grazia è approssimativamente sufficiente se dà potere sufficiente per eseguire l’atto senza ulteriore aiuto (H. Denzinger, Manuale dei simboli; 1536); è lontanamente sufficiente per un atto se è necessario ulteriore aiuto, ma una grazia lontanamente sufficiente per un futuro atto buono, ad esempio, di confessione, è sempre approssimativamente sufficiente per un altro atto buono, ad esempio, paura salutare. Pertanto, non sempre viene data una grazia sufficiente per subire il martirio, perché il martirio non è sempre imminente; ma viene sempre data una grazia quasi sufficiente, che può eventualmente portare all’eroico atto di fortezza che è il martirio. La grazia è sempre sufficiente per un atto buono ora imminente, o non sarebbe grazia, ma solo lontanamente per atti buoni del futuro, che potrebbero richiedere una grazia aggiuntiva.
La grazia quasi sufficiente per compiere un dato atto buono, ad esempio, per subire il martirio, può non essere mai data, perché non ne sorge mai la necessità, ma tutti ricevono una grazia quasi sufficiente per i bisogni presenti. Oggi una persona non ha abbastanza grazia sufficiente per compiere un atto difficile che potrebbe incombere in futuro, ma quella persona può, attraverso le grazie odierne, svolgere i doveri di oggi. Facendo ciò che è possibile ora, la persona non pone ostacoli alle grazie future ed è in grado in seguito infallibilmente di ottenere una grazia quasi sufficiente per azioni più grandi. Questa è la comprensione da parte di Dio della sua stessa parola, “sufficiente perché il giorno sia il suo stesso male” (Mt 6.34).
Grazia puramente sufficiente. La grazia è anche chiamata puramente sufficiente o inefficace. Che ci sia una tale grazia, che dà pieno potere di compiere un atto buono e libero, anche in presenza di difficoltà contrarie, ma che manca di effetto per la resistenza della volontà, è dottrina cattolica; sembra sottinteso dal Secondo Concilio di Orange (H. Denzinger, Manuale dei simboli; 397) e anche dalla condanna delle prime due proposizioni di Jansen (ibid., 2001-02). Questo è anche il significato di Is 5.1–7, Mt 11.21, 2 Cor 6.1, ed è un corollario del fatto che la grazia è data agli uomini senza risultato.
La grazia puramente sufficiente (inefficace) non fu riconosciuta dai riformatori, che non riconobbero grazia ma efficace, né dai giansenisti, che non riconoscevano una grazia relativamente, sebbene puramente, sufficiente. Per tutti loro la grazia è relativamente sufficiente. È grande grazia, più intensa della concupiscenza contraria, che attira necessariamente la volontà caduta. Grace è piccola; sebbene produca velleità, è insufficiente per un atto salutare gratuito. Può essere definito “assolutamente” sufficiente, perché conferisce potere d’azione prescindendo dalla concupiscenza contraria. Quindi, per i giansenisti, la grazia puramente sufficiente, che non funziona, non è un vantaggio e non è data con l’intenzione di beneficiare.
Tuttavia, nella dottrina cattolica, la grazia puramente sufficiente è una grazia che è in grado di avvantaggiare, una qualità non annullata dalla riluttanza del destinatario. È dato con l’intenzione sincera che il destinatario riceva il bene. La grazia data è per sua natura benefica ed è data con il sincero intento di beneficiarne. Questa intenzione è compatibile con la conoscenza di Dio dell’inefficacia della grazia, perché questo non è inteso, e con la possibilità di dare un’altra grazia, perché Dio per intendere un beneficio sinceramente non ha bisogno di dare una grazie che accetterebbe, ma quelle che veramente può .
La grazia puramente sufficiente è data da Dio non a causa della sua inefficacia, né con l’intenzione di inefficacia, ma sebbene sia inefficace. Viene dato con la consapevolezza della sua inefficacia, ma con il sincero desiderio che sia efficace; poiché la grazia data è veramente sufficiente e manca di efficacia solo per la riluttanza dell’uomo, che Dio non intende, sebbene intenda permetterlo.
I teologi cattolici differiscono nelle loro spiegazioni sulla natura della grazia sufficiente nella sua relazione con la grazia efficace (vedi bÁÑez e baÑezianism; molinismo).
Vedi anche: giansenismo.
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