Aggeo di sefori

Aggeo di Sefori (III secolo d.C.), palestinese amora. Nato a Babilonia, uno dei principali allievi di * Huna (l’exilarch), emigrò in Palestina dove si unì agli allievi di R. * Johanan. C’è una notevole confusione tra lui e l’altro amora con lo stesso nome (vedi voce precedente). In effetti, la maggior parte delle autorità, comprese quelle classiche (Yiusei mia Tanna e Amora, svAggeo), non distinguere tra i due. Anche ammettendo che ci fossero due uomini distinti chiamati Aggeo (e ce n’erano altri, vedi Albeck, Mavo la-Talmudim, 391), resta difficile determinare quali eventi registrati si applicano all’uno e quali all’altro. Aggeo trasmise le regole halakhiche nei nomi di Abba b. Avda, Abbahu, Isaac, Johanan n. Lakhish, Joshua b. Levi, Samuel n. Nahamani, ecc. Quando la bara del suo maestro Huna (probabilmente l’exilarch di cui sopra, vedere Tos. A mk 25a; e tj, Kil. 9: 4, 32b-c) fu portata (nel 297 d.C.) in Palestina per essere collocata in una grotta (sepolcro) accanto ai resti di * Ḥiyya, Aggeo fu scelto per collocare lì la bara del suo maestro, un onore e un privilegio speciale (mk 25a). Secondo un’altra versione (tj, Ket. 12: 3, 35a) era a quel tempo un vecchio di oltre 80 anni e la gente sospettava che volesse entrare nella grotta solo per morire in quel punto scelto. Così chiese che una corda fosse attaccata ai suoi piedi in modo che potesse essere tirato fuori dalla grotta dopo la sepoltura di Huna.

In Genesis Rabbah (9: 3) cita, nel nome di R. Isaac, un’interpretazione delle Cronache 28: 9 per insegnare che “anche prima che il pensiero nasca nel cuore di un uomo, è già rivelato a Dio”. Inoltre (Gen. R. 60: 2), basato su Genesi 24:12, afferma che tutti hanno bisogno della grazia di Dio, poiché anche Abramo, nel cui merito il favore è concesso a tutto il mondo, aveva bisogno della grazia divina per il successo della scelta di una sposa per Isacco. Si afferma che quando ha nominato funzionari (parnasim) consegnò loro un rotolo della Torah per simboleggiare che l’autorità proviene solo dalla Legge, come è scritto: “Per me regnano i re … per me governano i principi” (Prov. 8: 15-16).

bibliografia:

Bacher, Pal Amor; Hyman, Toledot, sv; JL Maimon, Yiusei mia Tanna e Amora (1963), 229–30; Ḥ. Albeck, Mavo la-Talmudim (1969), 287.